Mostra 2015
Come un ossimoro
di Raffaele D’Andria
Uno dei metodi della creatività, in ogni ambito di esercizio, è la ‘messa in contrasto’ dei termini formalizzanti. A volte, il contrasto è a profilo netto e pieno; a volte, è più mediato, se non nascosto; a volte, è come traslato, non sempre differenziale, tra la forma e il contenuto.
Fu questo il caso di Vasi inutilizzabili: opera consistente in due vasi, di forma tradizionale, riempiti di numerosi steli vegetali di argilla, tali da impedirne la ‘disposizione’ all’utilizzo, nonostante la loro capienza. C’è, in questo caso, un rapporto giocato su una apparente compiutezza tra la forma-vaso e il suo contenuto; ma c’è anche un impedimento all’utilizzabilità del vaso, essendo la forma anche il suo contenuto e viceversa.
L’impedimento, d’altra parte, è anche – e soprattutto – scollamento tra la forma-vaso-steli e la sua nominazione; e, se lo si volesse meglio precisare, i Vasi inutilizzabili potrebbero rientrare nella figura dell’ossimoro: quello del tacito tumulto, dell’assordante silenzio, della morte immortale, e così via, che è figura di ritmo e di metrica. Derivante da ὀξύς, acuto, e da μωρός, ottuso, esso lambisce termini di senso contrario, a volte antitetici.
E’ questo anche il caso dell’ultima opera realizzata da Rosa Cuccurullo, costituita da Bulbi neri. Resi in sette soluzioni grafiche, i Bulbi formano un ossimoro con l’oggetto plastico che le accompagna: un vaso bianco, cilindrico, contenente numerosi Bulbi a stelo sottile, i quali, dopotutto, sono un ossimoro nell’ossimoro, fatto tale sul percorso tra la grafica e la traduzione plastica, simile al percorso tra il bianco e il nero, tra la luce e il buio.
L’opera, complessivamente intesa, alla fine ricorda i versi di poeti famosi, da Dante a Petrarca, da questi a Foscolo, per citare i maggiori. Tra tutti, però, famoso è il verso di Leopardi: E ‘l naufragar m’è dolce in questo mare; ma ancor più quello di Montale: il vento che tarda, la morte, la morte che vive!